Haiku(avventatezze)

Libeccio sferza

sfuma creste di spuma

sdrucite anime

 

36 pensieri su “Haiku(avventatezze)”

    1. Verghe di sole
      alle mani un bruciore
      lacero il cielo

      Grazie di cuore nobile monna Lisa, anche per i vs versi più che mai avvincenti ed ispiranti…
      Anche a voi il più dolce dei fine settimana con una carezza lieve di sereno sorriso…

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      1. Buon pomeriggio domenicale mio caro messere. Più che mai lieta che i miei miseri versi v’ispirino. Per questo vi meritate una carezza come soffio lieve che il volto delicatamente sfiori. Monna Isabella

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      1. Grande messere. Immagine meravigliosa mi avete donato. Rimango incantata a leggervi. Grazie di cuore per questo haiku che sa di Spagna mio caro. Vi lascio un olè per saluto con in aggiunta : abrazos.. Monna Isabella

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      1. “Macché ciambella e ciambella!” – gridò la sirena mentre il naufrago annaspava nelle acque tumultuose del mare in tempesta.
        “Aggrappati alla mia coda, presto presto!”
        “Non ti sarai mica offesa perchè ti ho chiamato ciambella?” -gridava il Capitano nonostante fosse al limite dell’annegamento – “Ciambellina mia, volevo dire, anzi noooooo sfogliatellaaaa….aiutooooo annegooooo…..”
        Per un attimo sparì dalla superficie. Subito la sirena lo fece risalire e in men che non si dica lo condusse, sano e salvo, sulla vicina riva.
        “Ohhhhh….sei qui….allora o sono morto o sto sognando…”
        ” Noooo, non sei morto : i morti non sognano!”
        E lo baciò.

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      2. Credo che farò fare dei corsi accelerati per imparare a nuotare, a quel bellimbusto d’un capitano da operetta! Com’è possibile che si vanti d’esser lupo di mare senza nemmeno saper nuotare? Ah che figuraccia che mi fa fare!…
        Comunque: Lui rispose al bacio con tutta la passione rimastagli con l’aria nei polmoni, lasciando lei senza fiato, in quel preciso istante, sentendosi frugata fino nei recessi più nascosti della sua intimità. Pur senza fiato lui le disse, ansando: certo che i morti non sognano, non sanno del gusto delle vs labbra……..

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      3. Fingere di annegare? Tutta scena, e lo sirena lo sa: cosa non farebbe quel briccone pur di sfiorarle la codina!
        Comunque:
        Lei: gusto di “altro”…. sconosciuto, indecifrabile ma percettibile?
        E lo baciò ancora dolcemente, lasciando calare il sipario di capelli sul suo volto intenerito e sul romanticinz..mo della scena.
        Lei: “E’ sempre bello tornare da te, trovare rifugio tra le tue braccia che sanno sorreggermi sirena, scimmietta o farfalla, che fanno scudo alle mie fragilità di
        fata donna. Rammenti il giorno in cui mi liberasti dalla goccia d’ambra? Da allora volteggio spesso tra i tuoi lontani pensieri, mi domando come stai, quali mari solca il tuo veliero. Qualcosa di magico ci unì quel giorno, per un tempo e uno spazio infinito in un non luogo dove non ci sono strade se non le parole che s’incontrano in un volo, il nostro. C’era una volta ….. C’erano una volta un Lui e una Lei, sconosciuti al mondo e anche a loro stessi. Un bel giorno, che sembrava un giorno qualunque, li fece incontrare sull’orlo di un sogno. Fu subito incanto scoppiettante di magia, l’inizio di un viaggio verso l’isola che non c’è….che fino ad allora per entrambi non c’era.
        Lei: Devo dirti una cosa: un pescecane mi ha mangiato una punta della pinna.Così pure da farfalla mi manca un lembo d’ala e da donna o scimmietta non ho più la punta di un ditino…. mi amerai ancora?

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      4. Un pescecane?… Ma, ditemi, per caso recava un anello sul grugno, quel dannato figlio d’un cane? Lo conobbi alla taverna dei sette oceani, quella in fondo alla prateria dei Sargassi. Un maledetto sbruffone che si dilettava nel dar la caccia alle sirenette per intortarsele con maionese e(orrore!) ketchup. Dovreste esserne felice di averla scampata bella: non sono molte che possono vantarsi di avercela fatta… Se può consolarvi, in un chiarimento di divergenze, gli ho fatto sputare una decina di quei dentini da latte di cui andava tanto fiero. Così ha dovuto rivolgersi all’odontoiatra per un impianto all’avanguardia che gli permettesse di non sfigurare con gli altri suoi pari. Ma, adesso, quando mi vede, mi gira al largo a coda bassa… Amarti ancora? … Perchè ho forse mai smesso d’amarti? Anche dovessi arrivarmi in tanti pezzi: riflessi di un’immagine tormentata e spezzettata dai marosi dispettosi, certo che ti amerei. Perchè quando si ama, non si ama ancora, semplicemente si ama sempre… Il resto son solo banane, cocomeri o pizzillacchere, come avrebbe detto qualcuno che d’amore se ne intendeva…

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      5. Proprio lui, mio valoroso paladino Orlandino! “Denti Aguzzi”, alias “L’Abominevole Squartasirene!”. . Certo, poteva andarmi peggio, e c’è di peggio, ma non mi consola: una parte di me è già morta, ha già lasciato questa inspiegabile vita per finire nello stomaco di un pesce o sul fondale marino dove giacciono alghe e rifiuti. Ma tu mi amerai ancora anche priva di quel pezzettino che tanto mi manca…e monca. Andrai oltre le apparenze e, forse, ancor di più mi amerai imparando ad amare anche il mio dolore: quello della ferita e quello che da sempre mi agita dentro. Sai, è come se quel taglio netto, dettato dal caso o dalla dannata sfortuna che mi tormenta, fosse la linea di confine tra ciò che è stato di me e ciò che mai più sarò, tra un prima e un dopo troncato nel mezzo lasciando il vuoto e tutto il suo devastante senso . Ma io devo, e voglio, darglielo un senso, una ragione d’essere, a quella pinna, all’ala e al ditino mozzato. Ne farò il simbolo di tutto il male che male mi fa dentro, l’emblema di ogni dolore, di ogni dispiacere e delusione vissuti. Obbligandomi a contemplarli in quell’unico punto forse imparerò ad accettarli, a comprenderli, a considerarli passaggi fondamentali per essere diventata la fata donna che sono.
        Lui la ascoltava in religioso silenzio, a tratti commosso dalle onde di lacrime che scendevano dal buio dei suoi occhi. S’intenerì enormemente e l’abbracciò con le braccia, con la mente e con il cuore….quel cuore di legno che soltanto Lei, ormai lo sapeva, era in grado di cesellare.
        Mi ami ancora…ma come fai?
        Vieni, terribile Capitano, ho voglia di farti l’amore….

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      6. Clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap!!! Standing ovation si leva dalla platea e dalle balconate: il pubblico fremente s’alza in piedi per tributare omaggio alla nostra sirena eroina d’altri tempi, tanto drammaticamente provata dal feroce sceneggiatore che in simili sventure la volle impigliata… Clap clap clap clap clap clap!!! Pure il capitano applaudiva, rapito dalla performance attoriale davvero stravolgente. La prese in braccio, portandola in camerino e facendoci l’amore, intanto che l’eqipaggio levava le ancore ed il vascello salpava dal pontile della ribalta teatrale. Il pubblico intonò il canto d’amore hawaiano che accompagna gli amanti sull’oceano nel plenilunio rilucente d’abbaglianti delfini rincorrentisi sulla superficie liscia a specchio di cielo ridondante di stelle. Ma, loro due, gli amanti ritrovatisi nell’assenza d’un dito di lei ed ad un dito dalla luna… Ormai vivano in altra dimensione, quella che non conosce tempo o altra gioia che quella dell’uno nell’altra… Ah mia tremenda fanciulla: fammi l’amore come il mare mi fa grande di piacere!!!!…

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