Ditemi di fermarmi, di sedermi che tanto è una serata buttata via tra un sinistro ed un peccato di gola spento contro il parabrezza di un auto l’effetto ne è una ragnatela di fili che sono crepe intessute sul vetro con al centro il colpo di testa, addome del ragno che s’è divorato il cervello il mio cervello a screziarne le trame. Alle volte si è come le mosche e non si sentono le ossa: se ce le si aprissero le si scoprirebbero vuote del midollo e di senso. Allora ditemi di sedermi all’angolo, dove l’urto mi ha scagliato insetto stordito e divelto di zampe chissà che una ragione ce la trovi a tutto ciò.
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Momenti in cui ci sentiamo inutili e fragili e si cerca approvazione che aiuti a fuggire da qualcosa che turba…mi trasmette questo la tua bella poesia. Un caro saluto Silviatico, buona serata.
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Grazie di cuore mia cara elisa. Si, certo: c’è sempre qualcosa che ci rimugina dentro, quando ci si avventa controvento, sfidando la morte…
Anche a te un più che caro saluto e l’augurio per una serata d’incanti…
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Sono quasi preoccupata…ci sono metafore inquietanti nella poesia. comunque un grande abbraccio.
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… E solo poesia, mia cara elisa: lo stamparsi in versi di un’emozione carpita alla notte…
Anche a te un abbraccio d’immenso e grazie più che mai….
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