
Molti sono i sapori non più tali
perchè adesso al palato alieni, come
gli odori un tempo di casa all’olfatto
… e che non hanno più da essere, insinua
gracchiando corvo. Ch’io già non rammenti
nemmeno quello del tuo corpo, insiste:
sapore che ho perso oltre ogni limite
lo dà. Ignaro che, pur se infinito
ci provai a delimitarlo con baci.
Eh si che tanto prezioso mi è ognora
l’odore del tuo sesso sulle dita:
da lì giunge ancora ingenuo alle nari.
E non dica che è perché si cincischia
nel tramonto, in cui null’altro si aspetta
che astro si abbassi per prenderci a bordo
(arca di un giorno dalle molte vite
solitarie a filo di mezze lune)
che in bocca non abbia più il gusto di te.
E’ che ora ci siamo solo io e la marea
che riva più non bagna con saliva
di un piacere che si è perso nel tempo.
Mi è più facile il punger di ginepri
argomento di un isolotto in Grecia,
acquattato non lontano da Creta:
più cappellette erano che abitanti.
Le vidi punteggiar fianchi scoscesi
in giù, fino quasi a picco sul mare
volte al vanire di odori e sapori
con monotonia acida salsedine
e versificare alto di gabbiani…

E dove è finita la portatrice di sesso odoroso?
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… A saperlo: ci son cose ch’è meglio non chiedersele.
grazie di cuore
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E’ evocativo questo tuo lavoro, con un linguaggio anch’esso antico come quei sapori andati persi, come carrube nel cesto di un venditore ambulante…
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Stupenda questa immagine che mi hai donato, grazie di cuore
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molto singolare questa composizione, la trovo molto più bella di altre che hai già postato, complimenti per la creatività… 😉
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Grazie di cuore a te anche per la generosità, oltre he per l’attenzione.
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Nice blog
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Thanks a lot
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Please read my post
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Ok
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Che bella caro messere. L’ ho letta gustando tutta la sua malinconia. Meraviglioso il tratteggio dell’ isolotto in Grecia : ” più cappellette erano che abitanti. ” E la chiusa davvero molto suggestiva. Complimenti di cuore. Che la mia carezza vi giunga lieve a sfiorar le gote. Mentre vi lascio anche un tenero bacio. Monna Isabella
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Arrossisco di gratitudine, mia nobile monna Isa: non capita spesso esser letti con acume e compartecipazione.
Grazie di cuore anch’io vi sfioro la guancia con petali vellutati di luna novella.
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Gradisco molto i vostri petali che mi sfiorano. Grazie di cuore dolce messere. Vi auguro un buon pomeriggio. Monna Isabella
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